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martedì 9 aprile 2013

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CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI GIOIA DEL COLLE


STORIA
Esso fu prima un feudo dei Normanni, poi un demanio degli Svevi, infine possedimento del Principato di Taranto, poi dei Conti Acquaviva d’Aragona di Conversano ed in ultimo dei Principi De’ Mari di Acquaviva delle Fonti.
ORIGINI BIZANTINE
Il nucleo originario del castello, corrispondente all’ala settentrionale, fu di originato in epoca bizantina, risalente al IX secolo. Esso consisteva di un recinto fortificato di forma rettangolare in pietra calcarea e carparo rosso. Era presente un piccolo cortile, adiacente alla muraglia meridionale, che si apriva verso l’esterno in quella che adesso è piazza dei Martiri del 1799. Il castello aveva la funzione principale di dare riparo alla popolazione in occasione di scorrerie di genti nemiche.


PERIODO NORMANNO
Il castello venne poi ampliato da Riccardo SiniscalcoSiniscalco (titolo di alto funzionario reale o imperiale presso i Normanni) dei duchi di Puglia e primo feudatario del territorio dell’odierna Gioia del Colle. Il documento più antico in cui viene fatta menzione del castello risale al 1111, sembrerebbe quindi che l’intervento normanno risalga al 1087. Riccardo Siniscalco trasformò il nucleo originario in residenza nobiliare, allargando il cortile e recintandolo con un solido muro, e costruendo una delle torri, la torre “De’ Rossi”, sull’angolo Sud-Ovest. Il re Ruggero II, sempre di stirpe normanna, ne modificò parzialmente la fortificazione.
Il castello e l’abitato circostante vennero, poi, distrutti da Guglielmo I il Malo, quando questi recuperò il potere sulla terra di Bari.
PERIODO SVEVO
La sistemazione attuale si deve a Federico II di Svevia, il quale attorno al 1230 rifondò il castello di ritorno dalla IV crociata in Terrasanta e conferendone la struttura quadrangolare con cortile interno e quattro torri angolari, tipica dei castelli federiciani. Il castello così voluto dall’imperatore faceva parte della rete di residenze e fortificazioni disseminate nel territorio dell’Italia Meridionale, dallaCapitanata fino alla Sicilia, destinate al controllo militare delle fertili regioni del regno. Per tutta l’età sveva, infatti, il castello di Gioia del Colle fu sede di una guarnigione militare e solo pochi ambienti erano lasciati liberi e a disposizione del sovrano. Da alcune cronache e testimonianze sembra, tuttavia, che il puer apuliae amasse risiedere nel castello di Gioia per le sue battute di caccia nei boschi gioiesi.


PERIODO ANGIOINO E ARAGONESE ED ERA MODERNA
Con la sconfitta di Manfredi alla battaglia di Benevento nel 1266, l’egemonia sveva sull’Italia meridionale terminò. Il castello di Gioia del Colle seguì le medesime sorti. Dopo gli Svevi, esso passò quindi sotto il dominio degli Angioini e degli Aragonesi. Dopo Manfredi, secondo la leggenda nato a Gioia del Colle, il castello divenne quindi proprietà dei Principi di Taranto fino al '400, dei Conti diConversano fino al '600 e dei Principi di Acquaviva fino agli inizi del '800. Nel corso di questi secoli il castello fu trasformato da costruzione militare a dimora residenziale ed adattato alle nuove esigenze abitative, avendo perso ogni importanza militare e civile, pur mantenendo il suo impianto strutturale. Dal '600, perdendo man mano importanza, il castello cominciò una lunga fase di degrado e a subire deturpazioni, mantenendo tuttavia la struttura originaria a differenza di altri castelli di Puglia, che subirono vari adattamenti adeguandosi a nuove esigenze militari. Per questa ragione il castello di Gioia del Colle costituisce una delle testimonianze più fedeli del periodo normanno-svevo.
ERA CONTEMPORANEA 
Il castello divenne di proprietà di Donna Maria Emanuela Caracciolo nel 1806 fino al 1868. Nel 1884 fu comprato da Daniele Eramo, mentre agli inizi del XX secolo passò al marchese di Noci, Orazio De Luca Resta, il quale richiamò l’attenzione sul monumento, promuovendone il restauro, ed in seguito lo donò al comune di Gioia del Colle. A questo periodo risalgono i primi lavori di restauro effettuati dal 1907 al 1909 da parte dell’architetto Angelo Pantaleo, sotto l’egida del Ministero delle Belle Arti, che miravano a recuperare l’aspetto originario, effettuando tuttavia delle ricostruzioni arbitrarie impostate su un'immagine stereotipa del Medioevo: tra queste le monofore, le bifore e le trifore che si aprono nelle torri e nelle cornici attorno al cortile, nonché il trono e il caminetto presente nella stessa sala.
Nel 1957 il castello, molto malridotto, venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione e annoverato tra i monumenti nazionali.
Alla fine degli anni '60 il castello è stato nuovamente restaurato, a seguito di alcuni crolli successivi all'intervento del 1907, questa volta ad opera dell’ingegnere Raffaele De Vita, rendendolo infine visitabile come monumento ma anche atto ad ospitare attività culturali.
Dal 1977 il castello è sede del Museo archeologico nazionale di Gioia del Colle. Per un breve periodo, inoltre, il castello ha ospitato la Biblioteca comunale "Don Vincenzo Angelilli".


La leggenda di Federico II e Bianca Lancia



Federico IIBianca Lancia d'Agliano si conobbero nel 1255 pochi mesi dopo l’infelice matrimonio tra l’imperatore Jolanda di Brienne, e condussero una relazione dalla quale nacque Manfredi di Sicilia, che erediterà il trono di Sicilia. Secondo la leggenda tramandata da padre Bonaventura da Lama e ripresa dallo storico Pantaleo, durante la gravidanza di Manfredi, Bianca Lancia fu imprigionata nelle segrete del castello di Gioia per un atto di adulterio, o per gelosia da parte di Federico II.
Dopo aver partorito, a causa dell’offesa arrecatale da Federico, Bianca Lancia si uccise con un pugnale dopo essersi recisi i seni, che mandò all’imperatore su un vassoio assieme al neonato Manfredi. Si tramanda che il suo corpo fu tumulato nella prigione, ma nessuna tomba è stata mai trovata. Sono invece visibili due rotondità a forma di seni, scolpite su un blocco di pietra lungo la muratura interna esposta ad Est.
Stando alla storia, invece, nel 1246 Federico sostava presso il castello di Gioia provenendo da Foggia, dove trovò l'amante molto sofferente. Questa gli chiese di legittimare i tre figli avuti dalla loro relazione e Federico, nel frattempo vedovo della terza moglie Isabella, si unì a lei con un regolare matrimonio consentendole di essere imperatrice per pochi giorni. Secondo la Chronica di fra' Salimbene da Parma, invece, il matrimonio avvenne nel 1250, poco prima della morte dell'imperatore.

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